La Thailandia e il mio primo Oriente

“Non viaggiamo per sfuggire alla vita, viaggiamo perché la vita non ci sfugga”

Quando esci dall’aeroporto a Phuket, ti guardi intorno e ti sembra di essere in un posto dove sei già stato. Sai di essere dall’altra parte del mondo solo perché le tue palpebre dopo 12 ore di volo sono più pesanti di quelle incudini che si vedevano in Tom & Jerry; per il resto stai a Roma, Metro A, Vittorio Emanuele.

Pensi (pensi!) che questa sensazione finirà presto, ma quando, dieci giorni dopo, stai per prendere l’aereo di ritorno e ancora non ti è passata st’idea dalla mente, ti arrendi al fatto che la Thailandia è una grande grossa Piazza Vittorio e dicendo ciò potrei anche concludere l’articolo qui.

Non fosse che…

Non fosse che in 10 giorni mi è capitato di nuotare in acque limpidissime e verdissime, dove il limpido e il verde non sono mai stati tanto limpidi e tanto verdi e mi è capitato di assaporare gli esotici sapori della terra, spesso non troppo amichevoli, il dolce, lo speziato, il piccante. Mi è capitato di osservare, a occhi aperti, pacifiche oasi di relax e caotici vicoli di città, di guardare in un momento il mondo dall’alto e un momento dopo nel suo punto di vista più misero. È per questo che la Thailandia va raccontata e la sua narrazione non si può fermare a un divertente paragone romano.

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Isole Ionie

Su, partiamo, avanti, presto,
in un attimo mi svesto,
indossiamo su il bikini,
porto io crema ed occhialini.

Il sole è alto, il mare una tavola,
questa vacanza sarà una favola:
Cefalonia prima tappa,
hai stampato già la mappa?

Assos, Myrthos e poi Petani
Xi, Antisamos e il lago Melissani.
Per colazione un freddo cappuccino,
per pranzo insalata greca e uno spiedino.

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